Alcune cifre ci danno indicazioni sui piani del Governo e su quello che sarà il nostro prossimo futuro oltre che chiarirci il passato prossimo. Guardando alle tabelle del DEF 2015, che ci illustra i conti dello Stato dal 2014 al 2019, e andando direttamente alle voci “Totale Spese Finali al netto degli interessi” e “Totale Entrate Finali” in modo da semplificarci al massimo le cose, vediamo che praticamente tutti gli anni, passati, presenti e futuri, riportano il Totale delle Entrate al netto degli interessi maggiore del Totale delle Spese. Lo Stato quindi sta’ risparmiando cioè prendendo da noi più di quello che spende per noi e quindi il cittadino deve spendere di più in tasse e servizi (perché aumenta il ticket sulla visita specialistica e il biglietto dell’autobus) per compensare.
Lo Stato in sei anni si prefigge di mettere da parte 349.842 miliardi di euro, tutti soldi in meno in giro che invece i cittadini potrebbero spendere per comprare beni e magari aumentare i propri risparmi, nonché far girare correttamente l’economia.
Soldi che lo Stato ottiene con gli “avanzi primari” che il governo si propone di fare in questi anni risparmiosi e che saranno di volta in volta spesi per ripagare gli interessi sul debito pubblico fino ad arrivare al 2019 quando le entrate supereranno non solo l’avanzo primario ma anche il pagamento degli interessi sul debito.
Le entrate dello Stato sono le Tasse ovviamente! E più lo Stato evita di spendere, quindi aumenta il suo risparmio e non diminuisce le tasse, più i nostri risparmi diminuiscono.
Quando il cittadino risparmia oggi è per permettersi qualcosa in più domani. Se uno Stato risparmia è per fare cosa? Originariamente lo Stato crea la moneta e non la guadagna, come invece fa il cittadino. Perché allora ha bisogno di tassare così tanto? Lo Stato dovrebbe fare l’inverso, spendere oggi per far ripartire l’economia per raccogliere domani.
Guardando la voce “interessi passivi”. Il DEF prevede 432.564 miliardi di euro da pagare in interesse in sei anni. O meglio: il DEF prevede che i cittadini italiani siano tassati in maniera sufficiente per pagare 432.564 miliardi di euro in interessi dal 2014 al 2019.
Il Governo dovrebbe concentrarsi su queste cifre non pensando come soddisfare i creditori, ma piuttosto cercando di capire perché il debito cresce così tanto. Una spesa così alta su una voce obbligherebbe una riflessione. E siccome le cifre sono disponibili, sia del debito pubblico ma soprattutto del debito privato, allora invece di ragionare sulle cifre sarebbe il caso di ragionare sulle cause. Come dire che invece di fare il ragioniere dovrei fare il politico.
Dovrebbe impegnarsi quindi a riformare un sistema monetario che drena risorse dai cittadini per passarle ai mercati e alle rendite finanziarie. Queste cifre mostrano che abbiamo ricchezza e possibilità ma che le sprechiamo per alimentare entità diverse da chi le produce, facciamo in modo che ritornino a chi ha lavorato per crearle.
Nella quota residenti, la Banca d'Italia ne detiene 670.210 milioni, da notare che nel 2019 ne deteneva 405.514 milioni, un aumento quindi di circa 265 miliardi in due anni. In pratica sembra aver assorbito l'aumento della spesa in deficit effettuata a causa della pandemia.
Forse perché questo tipo di finanza può rendere ricchi un po' di persone ma non può cambiare le sorti del mondo che viaggia con mezzi e strade diverse. La capitalizzazione non è benessere reale se non per pochi, per chi gestisce quel capitale, le persone che a vario titolo ci lavorano e per chi sa comprare e, soprattutto, vendere azioni al momento giusto per trasformarle in moneta corrente.
nella pubblicazione "Finanza pubblica: fabbisogno e debito" del 15 marzo 2021 mostra che al 31 dicembre 2020 il debito delle amministrazioni pubbliche ammonta complessivamente a 2.569 miliardi e 400 milioni di euro ed è ripartito per detentori come
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