Le Mura di Gerico

BANCHE E TITOLI DI STATO

Eventi che si vuole far passare come eccezionali, distribuendo genesi e colpe e mistificando la semplice normalità di un sistema lasciato a se stesso. Tutto si dice e si scrive, tranne ammettere che quanto accade è la logica conseguenza della scelta di affidarsi alle dinamiche del mercato piuttosto che all’indirizzo statale e ai bisogni reali della maggioranza delle persone, che ha generato, tra le tante conseguenze, anche quella dell’instabilità bancaria e dell’insicurezza dei risparmiatori.

UN MONDO SEMPRE PIÙ VECCHIO E SEMPRE PIÙ INIQUO

John Maynard Keynes spiegava nel 1936, quando usciva la ‘Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta’, che il capitalismo aveva due grossi difetti. Il primo era quello di non essere in grado di garantire tassi di disoccupazione sufficientemente bassi, il secondo che provocava una ripartizione della ricchezza arbitraria e priva di equità. Creava cioè disuguaglianza

IL DEBITO PUBBLICO NON NASCE PER ESSERE SALDATO … TRANNE NELL’EUROZONA!

La Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea (Bis) afferma nel Working Papers n.399 “Global safe Assets” del dicembre 2012 che “le Banche Centrali … sono state create per essere le banche del sovrano e i gestori del debito del sovrano. Per questo si potrebbe sostenere che le banche centrali furono create per rendere il debito pubblico un asset sicuro”. Ora, nei tempi moderni, il sovrano si identifica con lo Stato e quindi le banche centrali servono a rendere il debito dello Stato sicuro, esente da default e questo per la loro capacità di creare denaro.

OLTRE IL CAPITALISMO

 

La crisi americana dei subprime scoppiata nel 2008 ha fatto crollare il mito della democrazia finanziaria, o almeno avrebbe dovuto. Tantissime famiglie erano riuscite a realizzare il sogno di una casa non grazie al proprio lavoro e alla propria operosità, ma attraverso l’intercessione delle banche che grazie appunto al sistema finanziario potevano elargire credito a tutti, ma proprio a tutti. Talmente ‘a tutti’ che alla fine il sistema è crollato. Questo perché ciò che viene elargito come credito non è altro che denaro bancario, che diventa debito quando arriva a destinazione e che si accumula come debito di tutta la comunità. All’inizio non è così evidente, in particolare non se ne accorge chi i prestiti non li ha mai chiesti ma tutti, proprio tutti, se ne accorgono quando scoppiano le crisi.

In realtà i miti sono duri a morire anche dopo che le commissioni parlamentari degli Usa hanno dimostrato ampiamente che tutta quella generosità non era poi tanto disinteressata, anzi. E nonostante gli ultimi anni siano disseminati di suicidi e dal 2008 abbiamo visto sia aumentare le differenze sociali sia l’eliminazione della classe media, ancora resiste la logica capitalista della giustificazione dei boom e dei crash.

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POLITICA E FINANZA: IL “WHATEVER IT TAKES” DI MARIO DRAGHI

fonte grafico: ilsole24ore

Questo eloquente grafico mostra l’espansione del bilancio della Banca Centrale Europea (Bce) e ci dice che ha superato i 4.000 miliardi. In realtà potremmo osservare lo stesso fenomeno se guardassimo il grafico della Fed americana o della Boj giapponese, ma cerchiamo adesso di comprendere per bene il dato.
Per qualsiasi azienda nel mondo, e anche per qualsiasi famiglia, se aumenta la cassa vuol dire che sono aumentati i soldi a disposizione e quindi è aumentata la capacità di spesa. Questo può avvenire perché ho venduto un maggior numero dei beni o servizi che produco o perché ho abbassato i costi. Per le famiglie, perché magari ha cominciato a lavorare anche uno dei figli oppure perché tutta la famiglia sta risparmiando per progetti futuri più di quanto spende.

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LETTURA GIORNALI. Si appanna il mito Brexit: gli inglesi hanno cominciato a fiutare la trappola (DAVVERO?)

Una vera perla regalata dal quotidiano Repubblica di oggi 24/06/2017, e che trovate qui , secondo il quale gli inglesi post brexit cominciano a piangere perché “…Con le regole Wto, le auto importate dalla Germania dovrebbero pagare un dazio del 10 per cento. Deloitte calcola che, fra dazi e svalutazione della sterlina rispetto all’euro, le auto tedesche costerebbero agli inglesi il 21 per cento in più di oggi. E le vendite di Volkswagen, Mercedes, Bmw, Ford e Opel crollerebbero, più o meno, nella stessa misura, mettendo a rischio almeno 18 mila posti di lavoro in Germania e, di rimbalzo, altre migliaia di posti di lavoro negli altri paesi, come l’Italia, legati alla catena produttiva dell’auto tedesca…”.

Insomma gli inglesi dovrebbero piangere perché i tedeschi esporteranno meno auto in Inghilterra … cioè proprio per il motivo per cui … dovrebbero ridere.

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