Le Mura di Gerico

IL SOGNO ARCOBALENO DELL’EUROPA.

Pubblicato da Claudio Pisapia il

Il principale target della globalizzazione è quello di abbattere i confini perché tutto possa circolare liberamente, cosa che però incidentalmente causa una serie di problematiche molto serie. In un sistema mondo senza confini, chi tutela chi e chi sfrutta chi? Chi ha il compito di difendere i cittadini se poi questi diventano cittadini del mondo? Nel nostro caso a comandare, visto che non lo comanda più lo Stato, è il mercato con le sue leggi che ovviamente non tutelano di certo i più deboli o i comunisti.

In realtà c’è una sottile beffa in tutto questo. Il mercato funziona secondo leggi stringenti fatte dagli stati che a noi appaiono invece succubi e impotenti.

Il punto comunque oggi non è l’economia ma la strategia. Noi europei abbiamo ignorato la strategia dedicandoci all’economia per cui non abbiamo capito come funziona davvero il mondo. Per un periodo abbastanza lungo abbaiamo lasciato ad altri il compito di decidere quale guerra fare e soprattutto dove farla convincendoci che realmente si stesse andando verso un mondo di pace. Negli ultimi due anni ci siamo risvegliati dal torpore e abbiamo realizzato che stavamo vivendo in un mondo immaginario.

La guerra russo – ucraina e la brutale guerra in medio – oriente ci hanno riportato alla realtà. Da una parte siamo ritornati alle trincee del ‘900 e dall’altra al ponte aereo per lanciare viveri a una popolazione affamata, come successe a Berlino dopo l’occupazione dei paesi vincitori. Non che di atrocità non ce ne siano state negli ultimi decenni ma queste ci stanno costringendo a riarmarci, a sentire fisicamente di non essere più al sicuro. Persino che l’America potrebbe decidere di smettere di difenderci e che potremmo essere chiamati ad essere padroni del nostro destino in caso di un attacco diretto.

E questo ovviamente non ci piace, a prescindere dalle dichiarazioni dei vari Capi di Stato europei. La Germania non ha praticamente un esercito, l’Italia è piena di italiani a cui la guerra interessa davvero poco. La Francia e l’Inghilterra vivono con un occhio alle passate glorie e tendono ad alzare la posta per voglia di occupare gli spazi persi e che gli USA sarebbero disposti a cedere. Ma difficilmente si potrebbe avere una strategia vincente all’interno di una strategia più grande e più determinata, quella appunto degli Stati Uniti.

E, anche considerando che trovassero un appoggio chiaro dal resto dei Paesi europei, difficilmente riuscirebbero a coesistere, entrambe vorrebbero il comando. Vista realisticamente, la situazione potrebbe rischiarirsi solo se la pax americana riuscisse a rinvigorirsi con scelte meno avventate e più lungimiranti, il che non vuol dire tutti con la bandiera arcobaleno, prerogativa del sogno europeo scambiato per universale.

L’Europa non è pronta per pensare seriamente alla guerra. Quello che fanno gli Stati oggi è girare in tondo come tante formiche impazzite, cercando di mostrare muscoli che non hanno e facendo la felicità delle industri delle armi, con la paura di doverle utilizzare per davvero, meglio dunque mandarle ai paesi amici e più avvezzi.

Il mondo appare oggi meno sicuro di ieri. Un risveglio inaspettato solo perché abbiamo fatto finta di non vedere, di non accorgerci che Netanyahu stava esattamente portando Israele e la Palestina al punto in cui è adesso da due decenni e la NATO americana stava spingendo la Russia all’angolo e a qualche colpo di coda, esattamente come poi è successo, dagli anni ’90.

Quello che guida è la strategia e la visione degli stati, noi pensiamo ancora oggi che sia l’economia e quindi ci chiediamo come mai la Turchia possa avere un posto da intermediario nelle controversie internazionali, ruolo sproporzionato ai nostri occhi che lo giudichiamo in base al PIL e alla sua inflazione, che oggi viaggia oltre il 50%. Misteri nelle menti europee.


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